Ormai fare
il cattivo non è più facile come una volta. Prima ci si metteva ad un tavolo,
si pianificava per bene l'azione malvagia e in poco tempo si riusciva a
conquistare il mondo.
Ora, invece, sono tempi difficili per noi poveri distruttori del
globo: dobbiamo sempre pensare a strategie diverse, cattiverie diverse e agire
per vie trasverse.
Io ero stanco. Volevo una vita tranquilla, godermi la mia pensione
e veder crescere i miei nipotini.
Ero nel mio studio, nella classica torre nera e appuntita
impostami dagli sponsor. Sorseggiavo il mio tè ai mirtilli, riflettendo sul
senso della vita. Fuori, il panorama era sempre uguale: nuvole nere e cariche
di pioggia ruotavano in cerchio intorno alla torre. Ero annoiato da questa
vita, annoiato dal fatto che tutti i miei piani andassero sempre in fumo per un
piccolo manipolo di investigatori.
Mi alzai dalla mia poltrona in pelle umana sintetica e mi avvicinai alla finestra. Di
sotto, vedevo il mio impero, fondato sul sangue e la distruzione dei miei
nemici. Stringevo in mano la tazza di tè caldo, che riscaldava le mie decrepite
mani.
CRAC! La tazza mi scivola tra le mani e va in mille pezzi.
''Come osano?'' sussurrai, rivolto al vento. ''Glielo avevo
proibito. Me la pagheranno cara!''
Ritornai alla mia scrivania e mi sedetti, reclinando lo schienale
della sedia. Quella poltrona mi era costata un mucchio di soldi, disegnata
personalmente dallo stilista Kalvin Devil, ed era diventata il mio principale
vanto.
''HOPLOMUUUS!'' gridai.
Passi svelti riecheggiarono dietro la porta, subito seguiti dal
mio assistente: un uomo-lupo con cui avevo condiviso mille avventure.
''Oh, essere dai mille volti e dalle mille forme; signore degli
inferi e padrone della notte. Come posso servirla?''
''Hoplomus, ti ho sempre detto che mi devi chiamare Jaahn''
Hoplomus ammiccò. ''Eddai, prendila alla leggera, hai rotto tu e
questa malinconia, su con la vita!''
''Non ti ho chiamato per chiederti di nuovo una spalla su cui
piangere. Ti ho convocato per avere spiegazioni su quello che sta succedendo in
città.'' Mi alzai e lo guidai verso la finestra, calpestando i cocci della
tazza frantumata. ''Guarda tu stesso'' dissi, alzando una mano a mostrare gli
edifici sottostanti. ''Perché, nonostante i miei divieti, quelli osano ancora
costruire i loro edifici nella mia città?''
Hoplomus si avvicinò e guardò quello che gli stavo indicando. Un
edificio di nuova costruzione, alto e dipinto in giallo, svettava sugli altri.
Un altro, uguale, si faceva spazio tra due edifici neri e semidistrutti, a poca
distanza dal primo.
''Ieri non c'erano, posso metterci la mano sul fuoco'' sussurrò,
perplesso, Hoplomus.
''Vuoi dire che sono spuntati dal nulla? In una sola notte?!'' mi
alterai io.
''Voglio dire quello che ho detto! Ieri non c'erano!''
Continuammo a guardare quegli stupidi edifici, che mostravano
all'esterno delle enormi insegne rosse dalle scritte indecifrabili. Alle
insegne erano appese delle strane forme di cartone, una specie di lanterne, con
sopra impressi altri segni arcani.
''Cosa sono Hoplomus? Cosa c'è scritto su quelle insegne?''
Hoplomus si accigliò. Corse verso la libreria e scelse un
voluminoso libro, anch'esso giallo. Soffiò sulla copertina per eliminare tutta
la polvere che si era accumulata. Il volume sembrava molto antico ma si
leggevano ancora le parole impresse sopra: Dizionario Italiano/Cinese -
Cinese/Italiano.
Hoplomus lo aprì e tornò alla finestra. Sfogliando il pesante
volume riuscì a decifrare le strane rune sull'insegna rossa. ''Da Peppino
tuttofare, ogni cosa puoi trovare'' declamò il mio assistente.
''Mmm... Sembra una sorta di formula magica potentissima. Bisogna
indagare, c'è qualcosa che puzza in tutta questa storia. Voglio che parti
immediatamente e scopra cosa sta succedendo nella mia città!''
Hoplomus, appena uscito dalla stanza del Custode, si fiondò a
scrivere tre lettere e ad assicurarle nelle mani di un fido messaggero. Un'ora
dopo, era in compagnia di suoi tre amici, seduto su una poltrona del teatro di
Arkham.
''Allora Hoplomus, il vecchio ti ha dato la serata libera?'' disse
uno dei tre.
''Sì, mi ha detto di dover indagare su una cosa, mettendomi in
mano una bella quantità di monete. Non ho resistito; si parla così bene di
questo spettacolo che è arrivato in città. Dovevo assolutamente venire a
vederlo''
''Il Re in Giallo.'' lesse uno dei tre dal suo opuscolo ''Sarà la
solita brodaglia da quattro soldi''
Le luci si spensero, il silenzio calò sulla sala. Il sipario si
aprì e i primi attori iniziarono a comparire sul palcoscenico.
Dieci minuti dopo, Hoplomus e i suoi tre amici russavano alla
grande.
Il trambusto li svegliò, c'era gente che correva ovunque, in preda
al panico. Un tizio delirava su una presunta venuta del Re. Tutto il teatro era
in piedi e correva verso l'uscita. I quattro amici si fiondarono fuori,
seguendo la folla. Tutti sciamavano verso una edificio giallo, pieno di luci
colorate che brillavano nella notte.
Le persone sembravano impazzite: urlavano frasi sconnesse come
''Ci sono i saldi! Ci sono i saldi!'', ''Facciamo pLesto! Non abbiamo tempo da
peLdeLe!'' Anche i loro accenti erano strani: qualche antica mostruosità si era
impossessata di loro.
Probabilmente questo fenomeno orribile aveva qualcosa a che fare
con lo spettacolo.
Improvvisamente tutto fu silenzio. La folla si aprì, creando un
varco per qualcuno che stava muovendo verso il centro della folla, dove era
stata piazzata una piattaforma sopraelevata a pochi metri da uno di quegli
strani edifici gialli.
Mentre quel qualcosa si muoveva verso il centro, un mormorio si
levò dalla folla, crescendo piano piano di intensità. ''PLezzi stLacciati!
PLezzi stLacciati!''
Mentre quella frase riempiva la sua mente, Hoplomus vide una
figura bassa, dall'enorme testa, che si muoveva a fatica a causa del suo
immenso ventre.
Hoplomus non aveva mai visto una creatura del genere.
Sicuramente proveniva da qualche universo sconosciuto.
La strana creatura, dalla pelle di Simpsoniano colore, salì a
fatica i pochi scalini che lo portavano sulla piattaforma. Una volta arrivato,
i suoi occhi erano all'altezza di quelli che lo osservavano.
''Amici!'' la creatura iniziò a parlare. ''Benvenuti
all'inauguLazione di questo nuovo negozio delle meLaviglie!'' La sua voce era
squillante e forte, di una bruttezza sovrannaturale. La gente, però, era
ammaliata e ipnotizzata e riprese a mormorare ''PLezzi stLacciati! PLezzi
stLacciati!''
''Io sono il Re in Giallo! Signore e padrone della mia razza.'' il
mormorio ritmico stava annebbiando i sensi di Hoplomus, che si voltò e vide i
suoi tre amici che mormoravano insieme a tutti gli altri.
Ebbe paura e si diede uno schiaffo sul volto, per risvegliarsi e
cercare di contrastare il maleficio.
Intanto il Re in Giallo continuava a parlare e la folla continuava
a cantilenare.
Il mondo prese a girare davanti agli occhi di Hoplomus. Doveva
tornare a casa, fuggire da quell'incubo.
Si fece forza e si incamminò verso casa, sgomitando e cercando di
farsi spazio nella marea di corpi che mormoravano. Si voltò solo una volta a
guardare i suoi amici, che erano ormai persi nel canto.
Determinato, fuggì lontano. Corse fino a sfiancarsi, fin quando
non sentì più la voce di quella creatura venuta da lontano.
''Forza Hoplomus! Rispondi!'' incalzai io.
Piegato sulle ginocchia e col fiato corto mi rispose, anche se a
stento riuscii a capire quello che diceva.
''Hanno invaso la città. Io.. Ho visto uno spettacolo.. sono tutti
impazziti..''
''Calmati, amico mio, riprendi fiato e dimmi cosa sta succedendo.''
''Eravamo a teatro... Ci siamo svegliati e la gente correva... Il
Re in Giallo... Il Re in Giallo è arrivato! Ormai siamo tutti spacciati!''
Stramazzò al suolo incosciente.
Guardai dalla finestra. Il paese era in subbuglio: urla e rumori
dominavano la notte. Tutti correvano di qua e di là, reggendo in mano decine e
decine di buste di cartone. Un' isteria collettiva sembrava essersi
impossessata di tutti ma, per fortuna, sembrava che il mio prode assistente si
fosse salvato da tutto quello.
''PLezzi stLacciati! PLezzi stLacciati!''
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